In questa sezione potete trovare il racconto delle esperienze che i nostri animatori, che sono cinquanta ogni sabato, vivono per mettersi al meglio al servizio della comunità.

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L'EduArea è l'area riservata agli animatori. Nell'area riservata verrà inserito il materiale utile all'animazione dei bambini e dei ragazzi.

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Il patto educativo

Da quest'anno gli animatori dell'oratorio per compiere il loro servizio sono tenuti al rispetto di un patto costruito da loro stessi, aiutati dal parroco, che riassume i precetti fondamentali del servizio di animazione.

1. Io credo fermamente che la mia vita si realizza interessandomi degli altri, donando il mio tempo e condividendo i miei talenti. Riconosco la verità di ciò che insegnava Gesù: “C'è più gioia nel dare che nel ricevere” e voglio applicarla nel mio servizio di animazione mettendo tutta la mia convinzione e la mia passione, non per una mia affermazione personale, ma per i bambini e i ragazzi affidati. Voglio mantenere la costanza dell'impegno assunto in ordine alle priorità della mia vita di quest'anno: essa si esprime nella costruzione di una scala di priorità all'interno del servizio coerentemente con quanto scritto in questo patto.

Per il rispetto a questo grande compito mi sforzerò a non contribuire mai a quelle divisioni e pettegolezzi che erodono poco a poco l'unità e l'affiatamento del gruppo animatori, cercando di creare un clima di crescita reciproca aiutando i miei amici con critiche costruttive nel rispetto della loro sensibilità, e mi impegnerò a lasciare fuori dal servizio di animazione i malumori ed i rancori con altri animatori che riguardano questioni puramente personali, poiché con la mia responsabilità m'impegno a essere un modello positivo per gli altri animatori.

 

2. Sono veramente convinta/o che i bambini e i ragazzi di oggi si meritano di più di ciò che ricevono dalla società (e anche da alcune famiglie): affetto, educazione, talvolta delle regole da rispettare. M'impegno a contrastare in oratorio ogni tendenza alla mediocrità e alla svogliatezza, presentando con entusiasmo un'alternativa valida nel comportarsi in un certo modo, usare un certo linguaggio e credere in certi valori. Scelgo con serietà il mio servizio, non per inerzia e pigrizia, le quali possono nascere dall'assenza di motivazioni profonde, e cercherò sempre una spinta in più, idee nuove per offrire il meglio ai miei ragazzi: mi sforzo a scindere ciò che è urgente da ciò che è importante per rivedere le mie priorità, disciplinandomi.

Intendo il mio servizio in oratorio come “prendermi cura” dei bambini e dei ragazzi senza pregiudizi. La cura è la forma matura dell'amore. Presuppone l'empatia (saper stare con i bambini-ragazzi, mettendomi nei loro panni), ma anche un oratorio ben organizzato ed efficiente, che segua i criteri che propone la parabola del buon samaritano (Lc 10, 30-37).

 

3. Sono consapevole che la relazione che i bambini-ragazzi instaurano con me è molto importante per loro e per me, perchè porta delle soddisfazioni a entrambi, che saranno utili per la crescita (personale e come educatrice/tore). L'educazione avviene attraverso un legame che è quasi di identificazione, ma non di amicizia: questo comporta grandi responsabilità. Posso fare loro del bene, ma anche molto male: so che quello che costituisco per loro rimarrà nel loro ricordo tutta la vita, nel bene e nel male. Con l'educazione cerco di far nascere in loro degli spunti, domande, consolidare o distruggere certezze in modo che crescano come una casa, un “mattoncino” dopo l'altro.

Riconosco che posso educare solo se ai loro occhi ho autorevolezza. Questa nasce dalla responsabilità con cui svolgo l'animazione. La responsabilità è data dalla coerenza che dimostro in ciò che dico e in ciò che faccio, l'autorevolezza è data dalla coerenza tra ciò che dico e ciò che faccio.

 

4. L'oratorio è un rifugio per i ragazzi: per questo è importante essere persone prima di essere educatrici/tori. Riconosco che l'animazione esige preparazione e competenza, le quali non sono innate, ma si costruiscono con un mix di formazione ed esperienza, unite a una solida base umana data dal saper fare, dal saper vivere, e dal saper pensare.

Queste tre disposizioni e abilità sono alla base dell'efficienza del mio servizio di animazione. Mi impegno a partecipare con costanza ai momenti di formazione e alle riunioni degli animatori, ponendomi in atteggiamento di ascolto e umiltà, senza cadere nella presunzione di sapere tutto, e, soprattutto, a “buttarmi” nel servizio dell'oratorio, stando il più possibile con i bambini, consapevole che implica soprattutto una presenza mentale: devo trovarmi con corpo e mente.

 

5. So bene che non basta la preparazione tecnica e cognitiva, ma bisogna vivere con gioia. Riconosco che i bambini-ragazzi hanno bisogno che io sappia giocare e far giocare, ridere e far ridere, perchè ci permette di collegarci direttamente all'inconscio. Per portare il dono della bellezza ed entrare in empatia con loro, l'animazione deve liberare fantasia e creatività, estro e genialità. Attraverso il mio sorriso i bambini-ragazzi vedono che vivo ciò che dico e ne colgono la bellezza e il talento.

Queste definizioni sono alla base dell'efficacia del mio servizio di animazione. Comunicano la mia affezione e la mia cura. Fissano nella memoria e radicano nel cuore il significato delle cose che trasmetto.

 

6. Voglio imparare a riconoscere sempre meglio l'attesa di infinito e di senso che ogni bambino-ragazzo custodisce in sé. Lui è importante per me, per questo io lo sono per lui: voglio vedere l'infinito nei bambini-ragazzi perchè tutti attendiamo l'infinito. I turbamenti affettivi che spesso essi vivono in famiglia, tra gli amici e nella società, rendono difficile questo lavoro di ascolto e richiedono da me tempo, empatia e pazienza. Bisogna riflettere il più possibile, perchè il rischio di essere banali è troppo alto.

Non posso essere educatrice/tore se non coltivo quotidianamente anche in me il bisogno di infinito e di eterno. Questa attesa non è solo un atteggiamento religioso; è prima ancora la condizione umana, psicologica e spirituale, dell'atto d'amore e del servizio di cura.

 

7. M'impegno a coltivare un costante atteggiamento di ricerca, sono disponibile a sentirmi interrogare dalla vita, per essere sinceramente aperto al dono della fede, a cui si arriva con il cammino della vita. La disponibilità alla ricerca (anche religiosa) la vivo nel mio gruppo di appartenenza: come potrei animare il gruppo dei bambini-ragazzi se io non credessi al valore del mio gruppo di riferimento, non mi impegnassi e non ne facessi una bella esperienza?

Sono disposta/o a considerare sempre aperta la mia partecipazione alla liturgia domenicale: come potrei venire in chiesa con i ragazzi durante l'oratorio, affrontare temi religiosi, addirittura guidare e partecipare momenti di preghiera, se i bambini-ragazzi non mi vedessero mai all'assemblea domenicale alla quale ogni volta l'invito come gruppo animatori e come oratorio, poiché non siamo educatori a titolo personale?

Posso avere infiniti dubbi (nessuno è mai un “arrivato”, nella fede. Gesù stesso ha detto di interrogarci e usare la nostra intelligenza), posso anche arrivare alla conclusione di non credere al momento, ma non intendo mai perdere l'atteggiamento di apertura, di confronto, di costruzione (da non perdere nei periodi di sofferenza, stress o rabbia): m'impegno però a lasciare fuori i miei dubbi, poiché il bambino non è ancora capace di discernere tra la mia e la sua opinione, e non trasmettere o imporre al bambino le mie idee e ad aiutarli a pensare con la loro testa. Eviterò comportamenti apertamente distruttivi sui temi sensibili della parrocchia. Non considererò (pensandolo o dicendolo apertamente) la messa, i momenti di preghiera, il gruppo di formazione, la preparazione della preghiera del sabato come inutili perdite di tempo e non vivrò queste cose come imposizione.

 

8. Sono consapevole che si è animatrice/tore a nome di tutta la comunità, che pone fiducia in me e per questo sceglie di affidarmi chi ha di più caro: i “piccoli”. Intendo accogliere questa fiducia con umiltà e riconoscenza, cosciente di essere parte di un progetto più ampio: l'oratorio, che è nella Parrocchia, la quale è nell'Unità Pastorale, la quale è nella diocesi, la quale è nella Chiesa Universale. M'impegno a riconoscere e a rispettare questi legami di appartenenza, nel quale so di essere acccolta/o. Per questo riconosco come guida il don e i responsabili, come garanti dell'unità, dell'armonia e del benessere di tutti.

Voglio contribuire a formare una grande famiglia, utilizzando tutte le occasioni per trovarci insieme e passare insieme dei momenti felici.

M'impegno a vivere secondo questi valori il mandato animatori celebrato durante l'eucaristia domenicale: non sottovaluterò il mio ruolo e mi comporterò da animatore anche fuori dall'oratorio. Devo vivere il mio ruolo, non recitarlo.

 

9. Sono consapevole che essere animatrice/tore significa collaborare, unendo il mio apporto a quello degli altri. Non lascerò che altri debbano fare al mio posto, e cercherò di non appartarmi con i miei amici durante il mio servizio. Bisogna sentirsi valorizzate/i e comprese/i, altrimenti non si riesce ad essere buoni animatori: se ciò non succede mi impegno a parlare con il don e i responsabili, senza generare pettegolezzi, senza scoraggiarmi e giudicare, sempre con responsabilità; prima di scoraggiarmi e di emettere giudizi irrevocabili cercherò sempre di discutere e capire meglio.

Cercherò di usare con equilibrio la mia autorità, perchè i bambini possano considerarmi una guida affidabile e sicura (chi fa l'autoritario è perchè si sente debole e incapace). Per questo non mi tirerò indietro se c'è da intervenire, ma userò un tono di rispetto che faccia migliorare, senza mai umiliare. Mi impegno a non alzare troppo la voce e a non dare ordini senza motivarli.

 

10. Sono consapevole che l'oratorio è prima di tutto per i bambini e i ragazzi: io sono lì per loro e mi impegno ad adattare l'oratorio a loro misura.

Per questo sceglierò i giochi, i canti, le parole, i tempi, le proposte adatte per loro. Tutto il mio tempo all'oratorio sarà dedicato a loro, anche quello condiviso con gli altri animatori, quindi durante le attività o le pause, non mi isolerò. M'impegno a essere per loro educatrice/educatore: voglio essere per loro qualcuno che apre la mente ed emana potenza spirituale. So che in una parrocchia questo significa che sono una/un catechista o, con un nome antico, una/un mistagogo, cioè una/uno che ti introduce, che ti accompagna nel bello della vita, che ti fa aprire il cuore, perchè queste cose le vive. Su questo sarò sincero, leale, coerente.

Non fumerò in oratorio e promuoverò all'interno dell'oratorio un divertimento sano, senza alcol e droghe, anche quando non sono presenti i bambini e i ragazzi. So di dover garantire anche la loro sicurezza e il loro benessere. Se un bambino non gioca, si isola, non si trova bene sarà mio dovere ogni volta capire perchè e aiutarlo. Mi prenderò cura dei contenuti del mio linguaggio, dei gesti, del portamento e della corporeità: i ragazzi non solo devono sentirsi ascoltati e compresi, ma devono sentirsi protetti dagli animatori.

Sarò cortese e promuoverò rispetto e amicizia. M'impegno ad accogliere i bambini, chiamandoli per nome e cercando di conoscerli, senza fare preferenze. 

 

Sottoscrivo ogni punto di questo patto educativo: voglio impegnarni e mettermi in gioco per far sì che la vita in oratorio, fra bambini-ragazzi ed educatori, ma anche fra educatori, sia piena di bellezza.
Quando non condividessi più qualche sua parte, per coerenza, non continuerò a svolgere questo servizio. Non resterò indifferente se altri animatori non rispettano questo patto educativo. 
Tengo all'oratorio come a una mia seconda famiglia: per questo motivo mi impegno a compiere il mandato animatori dato dalla comunità di Santa Maria prendendomi cura dei bambini e dei ragazzi, degli altri animatori, dei responsabili e dell'ambiente oratorio.

Diario

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Occhi color fede

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