Quando lo straordinario serve per vedere l'ordinario!

Pubblichiamo l'articolo uscito sul bollettino parrocchiale di Loreggia sull'incontro tra i giovani delle nostre parrocchie del 1 maggio 2015.

Quando si arriva davanti ad un "lenzuolo" che potrebbe avere - il condizionale è purtroppo d'obbligo - duemila anni; che potrebbe aver avvolto il corpo di Nostro Signore e che potrebbe essere la "prova materiale" o, meglio, la reliquia, giunta fino a noi, della sfolgorante potenza della Resurrezione: una piccola scossa la si ha. Inevitabilmente. Forse accade perchè ci sembra impossibile arrivare di fronte a qualcosa di così importante e che non possa accadere niente. Forse accade perchè cerchiamo in lei la sicurezza che spesso reliquie, miracoli e paranormale dicono in genere di dare. È altrettanto vero, però, che nel momento in cui 23 giovani (animatori AC e scout insieme) sono partiti, in direzione Torino, dalla caotica piazza di Loreggia lo scorso 1° maggio, proprio per vedere la Sindone, hanno ben chiaro che non si va in cerca di qualcosa di grande. Non cercano nulla di eclatante, come non cercano un po' di sicurezza, o un po' di tranquillità al modico sacrificio di 400 chilometri. Così, dopo cinque ore di strada con la preziosa guida di Roberto, Efrem e Francesco e dopo il terrore causato da un furgone che non ripartiva più ci si è concessi un giretto tra i più famosi monumenti e le più importanti piazze di Torino: dalla Mole Antonelliana al Santuario della Consolata, da piazza Vittorio Veneto alla Real Chiesa di San Lorenzo. Dopodichè il pellegrinaggio è proseguito verso la periferia torinese, dove un emigrato loreggiano, il buon Giancarlo Rigon, si è adoperato per ospitarci in quella che ormai da più di cinquant'anni è la sua parrocchia a Settimo Torinese. E lì c'è stato un piccolo dono inatteso: abbiamo gustato la sorpresa di non essere solo ospitati, ma anche accolti con grande entusiasmo dal loro “gruppo di giovani” che come noi vivono e s'impegnano all'ombra del campanile. Persone nelle quali abbiamo scoperto una grande generosità e disponibilità, e che ci hanno accompagnato volentieri in quel breve tratto del nostro pellegrinaggio. Condiviso insieme la serata con questi nuovi amici, dopo avere riso e scherzato su chi parlasse peggio l'italiano, ci siamo spostati nella chiesa parrocchiale, dove nella preghiera abbiamo rivissuto nelle parole del Vangelo di Giovanni i momenti vissuti da Gesù poco prima di lasciare traccia del suo dolore sul sacro telo custodito nel duomo di Torino. Così nella notte sono tornati a vivere il tradimento di Giuda, la consegna di Gesù ai sommi sacerdoti, la sentenza di Pilato, la folla, che nel dubbio sceglie Barabba, tutta la cruda Passione di Cristo fino al mattino in cui la Sindone venne ritrovata nel sepolcro, fino al momento in cui Pietro osservò il discepolo amato vide e credette. Ma per concludere la lunghissima giornata non potevamo mancare un ultimo “struggente” saluto agli amici di Settimo Torinese e un veloce colpo di sapone, certi di dirigerci tutti in direzione sacco a pelo. Al mattino, dopo un sonno, quasi, ristoratore abbiamo celebrato le Lodi e via di nuovo in furgone verso il centro città. Qui è iniziato l'ultimo tratto del nostro pellegrinaggio: attraversando i giardini reali siamo entrati sempre più in un clima di raccoglimento e aiutati dalle storie dei più famosi santi di una Torino di certo non molto rinomata per la sua religiosità, siamo giunti al cuore del nostro camminare. È stato lì il climax: quei pochi minuti passati a fissare delle deboli impronte su un lenzuolo datato. Impronte che nel cuore dei fedeli sono simbolo di una certezza incrollabile: qualcosa duemila e rotti anni fa è accaduto. È qualcosa a cui la scienza non arriva, e per la quale si tira fuori la “sempreverde ruota di scorta della fede”: che avrà pure i suoi grossi limiti di velocità, ma per via di affidabilità non scherza... E quando sembra finita, per non immagazzinare esperienze da esibire in una vetrina dalla quale molto spesso si perde la chiave, è sempre bene fermarsi, fare il punto di quanto si può e si vuole portare a casa. Allora, prima di concludere con la messa, ognuno di noi, nella chiesa di S.Domenico, si è preso del tempo per parlare non solo di Dio, ma anche con Dio, e infine per condividere il piacere, i dubbi, le gioie, la propria fede con i compagni che hanno fatto questo splendido viaggio. È a quel punto che ci si rende conto di quanto in realtà quello che cercavamo nell'impronta lieve della Sindone sia un “miracolo” dato in sovrappiù, un segno dal cielo che rimanda a quanto avviene ogni domenica, per non dire ogni giorno. È un segno straordinario per ricordarci che il sacrificio di Cristo sta nel pane e nel vino dati a noi per la nostra salvezza e lì possiamo riconoscerLo come i discepoli ad Emmaus. Se la nostra fede, come quella di Pietro e del discepolo amato, necessita di vedere questo segno straordinario dell'amore di Cristo per noi, ben venga, ma non deve passare attraverso quel lenzuolo la nostra certezza: passi piuttosto attraverso la testimonianza di chi vive con noi. Attraverso le persone che ci accompagnano ogni giorno o anche solo nelle occasioni speciali. Attraverso l'amore e l'amicizia che segnano i giorni della nostra vita. Senza dimenticare, poi, che la testimonianza più grande non è quella di Tommaso ma la nostra, che “pur non avendo visto hanno creduto” (cfr. Gv 20,29). Concludiamo ringraziando don Luca, che si fa davvero in quattro per noi giovani delle parrocchie; ringraziamo don Leone che ce lo concede con generosità; Efrem che con il cappellano ha guidato l'esperienza; Laura, Roberto e Silvia che hanno curato la logistica. E infine un grazie speciale alla parrocchia di Settimo Torinese in toto, perchè elencare i nomi di tutti sarebbe davvero troppo lungo (facciamo eccezione per Giancarlo indigeno loreggiano migrato in Piemonte!), e a quanti, cominciando da noi partecipanti, fidandosi e mettendoci il cuore e la disponibilità hanno reso possibile questo meraviglioso pellegrinaggio. Grazie ancora e Buona Strada.

Fabio Marconato

Visualizza le foto dell'incontro del nostro oratorio con i giovani di Loreggia e Loreggiola